Vivaismo, il Wwf chiede un osservatorio
«Non demonizziamo il settore, ma vogliamo dati certi su prelievi d’acqua e uso di fitofarmaci»
di Marta Quilici – DA “Il Tirreno” cronaca di Pistoia, 17/01/2012
PISTOIA
«Il vivaismo? Non è da demonizzare, ma da regolamentare sì». Si inserisce così il Wwf provinciale nel tema del vivaismo sorto affrontato domenica a Il Tirreno nell’intervista queste ai dirigenti di Confagricoltura. Il vivaismo, per il Wwf, è e rimane un settore economicamente rilevante della provincia, ma deve essere considerato alla stregua di un settore industriale di cui, quindi, deve essere disciplinato con attenzione l’impatto ambientale. «Le esigenze delle aziende vivaistiche – spiega Pierluigi Palandri a nome del Wwf – sono negli anni profondamente cambiate e la necessità di superfici coperte da serre, piazzali di carico, vialetti asfaltati, porzioni di terreno adibite a vasetteria le fa somigliare sempre più a vere e proprie imprese industriali. Aver chiesto e ottenuto la costituzione dell’osservatorio sul vivaismo del comune di Pistoia, purtroppo cessato nel 2001, è stato un nostro successo, come lo è stato l’apertura dello sportello biologico a Quarrata. Ma ci sono altri punti da portare avanti: l’aumento della vasetteria fa crescere il fabbisogno idrico,con la proliferazione di pozzi privati e laghetti artificiali e il conseguente abbassamento delle falde idriche che può provocare l’infiltrazione delle acque più superficiali in quelle più profonde, utilizzate anche dagli acquedotti comunali per uso idropotabile».
Il consumo dell’acqua per l’irrigazione, l’incremento della vasetteria, l’utilizzo di diserbanti, dissecanti e geodinfestanti sono le questioni messe sul piatto dal Wwf.
«Si è sempre discusso troppo poco di questi temi – continua Palandri – sia perché il vivaismo è la principale fonte di reddito dell’area pistoiese, sia perché mancano o non sono divulgati i dati tecnici e scientifici che permettano di inquadrare il fenomeno. Il nostro obiettivo non è la sterile polemica: chiediamo precisi dati di riferimento affinché non ci si debba più affidare a percezioni. Proponiamo l’apertura di un progetto di indagine nei vivai e vasetterie portato avanti da un osservatorio di cui facciano parte tecnici di comuni, enti e associazioni. A Comune, Provincia e Regione chiediamo poi norme chiare sull’attività vivaistica: ad esempio la comunicazione preventiva al dipartimento di prevenzione dell’Asl dell’utilizzo di prodotti fitosanitari o il divieto del loro utilizzo in zone montane e collinari, in oliveti e vigneti». Il Wwf propone anche «l’inibizione dell’attività vivaistica nelle aree pedecollinari superiori a 200 metri di altezza e a distanza inferiore di 50 metri dai corsi d’acqua», nonché di «testare la quantità di acqua utilizzata e la sua qualità».18