Da qualche tempo uno degli argomenti più presenti sulla cronaca locale è la questione degli ungulati e dei lupi che, con la loro eccessiva presenza, sembrano minacciare continuamente cittadini, casolari ed allevamenti, dell’area pedecollinare e montana della provincia di Pistoia.
La posizione della nostra associazione su tale argomento è stata e sarà sempre chiara e coerente. Infatti per quanto concerne gli ungulati, la cui espansione è dovuta ad una infelice e mal programmata reintroduzione, abbiamo sempre auspicato, per un contenimento dei danni e una maggiore tutela della biodiversità, la creazione di praterie o seminativi a perdere di alta quota o il loro impiego in progetti di reintroduzione in altre aree appenniniche atteso che, per esempio, la popolazione di cervo della montagna pistoiese presenta caratteristiche genetiche di pregio. Peraltro non abbiamo mai ostacolato la realizzazione di piani di prelievo cruenti supportati però da esaurienti valutazioni scientifiche.
La notevole presenza degli ungulati nel nostro territorio è anche la diretta conseguenza della presenza del lupo, giunto sull’Appennino Pistoiese a metà degli anni ‘80 del secolo scorso per migrazione spontanea e non perché “lanciato” da animalisti e verdi secondo dicerie popolari ancora diffuse. Il forte predatore infatti svolge un ruolo essenziale nell’ecosistema montano nel contenere l’eccessiva espansione dei cinghiali e degli erbivori anche di grandi dimensioni.
La conservazione di vitali popolazioni di lupo rappresenta per il WWF un contributo importante al mantenimento della biodiversità ed un beneficio per tutte le altre componenti ambientali ad essa correlate. La presenza del predatore solleva però, anche in relazione alla continua espansione del suo areale, rilevanti problemi gestionali principalmente connessi alle aggressioni al bestiame. Un’analisi approfondita sui conflitti tra l’uomo ed il lupo è quindi un elemento fondamentale per mettere in atto tecniche di conservazione e pacifica convivenza con il predatore, strategie da rendere operative con il contributo delle diverse componenti sociali della collettività. Una politica di corretta gestione dei danni alla zootecnia per esempio, non può prescindere dal completo risarcimento dei sinistri, compresi quelli indiretti e provocati da tutti i canidi, ma dovrebbe essere vincolata all’adozione di tutte quelle forme di prevenzione possibili (guardiania, recinzioni ecc.) in modo da evitare atteggiamenti passivi da parte degli allevatori. Altra azione prioritaria da mettere in pratica è quella del controllo del fenomeno dei cani vaganti, rinselvatichiti o ibridati, i quali non temendo l’uomo, costituiscono una seria minaccia per gli allevamenti, la conservazione del lupo e l’uomo stesso.
Nonostante che nel corso del tempo la comune opinione nei confronti del lupo sia molto migliorata, continua comunque a persistere una percezione negativa, dovuta sia all’impatto che il predatore esercita su alcune attività produttive, sia per una visione della natura basata sull’atavica paura del “lupo cattivo”. Quindi riteniamo indispensabile da parte di istituzioni ed organismi scientifici proseguire nell’opera di una corretta informazione ed educazione volta a presentare un’immagine positiva del lupo quale presupposto necessario per una giusta coesistenza tra uomo e predatore.
Certo sulla questione non è stato di alcun aiuto, ma semmai indice di carenza di conoscenze tecniche, la decisione assunta dalla Commissione Agricoltura della Camera che nel luglio scorso ha approvato all’unanimità un documento con il quale si consentirebbe, se diventasse legge l’abbattimento dei lupi “per prevenire danni importanti al bestiame”.
PISTOIA, 14 ottobre 2013
Comitato per il WWF di Pistoia