Padule di Fuchecchio



Documento “Politiche di conservazione nella Provincia di Pistoia”

Spett.le

Presidente della Provincia di Pistoia

Assessore Ambiente della Provincia di Pistoia

Ai membri del Consiglio Provinciale

LA PRESENTE PER CHIEDERE LA MATURAZIONE DI UN NUOVO E PIU’ MODERNO APPROCCIO VERSO LE POLITICHE DI CONSERVAZIONI DEL TERRITORIO CHE RITENIAMO IMPORTANTI E NON PIU’ RINVIABILI IN PROVINCIA DI PISTOIA

PREMESSA

La Provincia di Pistoia ha di fronte a sé questioni cruciali e vive contraddizioni profonde che incideranno negativamente sul suo futuro: la crisi economica, legata ai processi di deindustrializzazione, al venir meno della capacità trainante del turismo termale, alla crisi del florovivaismo e all’assenza di serie politiche di sviluppo rurale; l’esser diventata, nei fatti, una sorta di città diffusa, dispersa, senza aver acquisito livelli di servizi e di opportunità propri dei contesti cittadini ed una connotazione politico-istituzionale confacente; la mancanza di adeguate infrastrutture di collegamento con i sistemi territoriali limitrofi e con quelli strategici regionali e nazionali; una mobilità caotica, fonte di sprechi enormi di energia, centrata sul trasporto individuale e basata su strade di impianto medievale; la crisi ambientale, documentata da diversi tipi d’inquinamento (polveri sottili, elettrosmog, nocività produttive);   una crisi sociale derivante da processi di impoverimento delle identità territoriali e da una mancanza di servizi, spazi e strutture collettive all’interno delle diverse comunità; una qualità della vita in continuo degrado.

Evidente è la contraddizione tra pianificazione territoriale e risorse, tra attualità e storia, tra natura e cultura. Il territorio della nostra provincia è, infatti, soggetto a ripetuti meccanismi di degrado, senza la protezione organica di una pianificazione pubblica moderna e omogenea. Esso è segnato da:

  • un processo di pervasiva cementificazione dei suoli con un’espansione caotica e a macchia d’olio degli edificati residenziali e commerciali, in particolare lungo le direttrici del traffico;
  • una disarticolazione dei corridoi naturali; perdita di percezione dei sistemi ambientali;
  • un consumo insostenibile delle risorse naturali ed una diffusa perdita di biodiversità;
  • uno snaturamento dello Statuto dei Luoghi, con perdita delle identità storiche dei diversi centri abitati;
  • una saldatura degli antichi centri abitati con un continuum diffuso di insediamenti abitativi, produttivi, commerciali e accessori;
  • uno sviluppo irrazionale degli insediamenti produttivi con la moltiplicazione dei siti; saturazione delle possibilità di carico delle infrastrutture viarie storiche.

I processi di consumo di suolo presentano, ad esempio in Valdinievole, indici percentuali assolutamente superiori (oltre il doppio) rispetto alla media regionale toscana, come emerge con evidenza da un’indagine di alcuni anni fa, promossa dalla Regione Toscana e dedicata all’analisi di una serie di parametri ambientali dei vari SEL. E così il modello di sviluppo imperante è quello della pura “crescita edilizia”, un modello dal fiato corto e che conduce ad una completa dispersione di valori storici, ambientali e identitari, condannando le nostre comunità al degrado sociale.

Anche sul piano della protezione ambientale la Provincia di Pistoia ha un deficit cronico di protezione del territorio, che la colloca da questo punto di vista in uno degli ultimi posti in Toscana ed in Italia. Ci sono, infatti, quattro riserve naturali statali   (Abetone, Acquerino, Campolino, Pian Degli Ontani) istituite negli anni 70 e gestite dalla Forestale. Le ANPIL La Querciola e La Magia in Comune di Quarrata, quella del Poggio alla Guardia a Pieve in Comune di Pieve a Nievole (la cui istituzione non è stata ancora formalizzata), ma sopratutto c’è una sola riserva naturale regionale, quella del Padule di Fucecchio, che con i suoi 205 Ha (meno del 10% del territorio perimetrato come Sito di Importanza Comunitaria) è ritenuta comunque insufficiente per una corretta conservazione della biodiversità del Padule.

Riteniamo che sia urgente e fondamentale un cambiamento di rotta, a partire da una diversa attenzione verso le politiche di conservazione del territorio.

Crediamo che i tempi siano maturi per una nuova riflessione sulle politiche territoriali anche alla luce della decisione della Regione Toscana che, applicando la metodologia di Conservazione Ecoregionale proposta dal WWF Italia, ha deliberato di dotarsi di un ampio programma regionale per la conservazione della biodiversità. La stesura del programma, che utilizzerà le migliori conoscenze scientifiche (progetti RENATO e BIOMART) ha visto e vedrà coinvolti i diversi attori del mondo accademico, dei parchi, delle province e degli enti ed istituti di ricerca e controllo del territorio al fine di individuare obiettivi prioritari per la conservazione della biodiversità e le conseguenti azioni da intraprendere per il loro raggiungimento. Utile riferimento potranno essere altresì le linee di indirizzo che l’assessore regionale all’urbanistica Marson ha presentato recentemente in Consiglio Regionale. Tutto ciò riteniamo potrà costituire una seria base per l’inversione di rotta che chiediamo.

Partendo dalla questione delle aree protette mettiamo in evidenza i seguenti punti:

  1. dal PSR 2007/2013: “anche per le aree protette la “copertura” della provincia di Pistoia è minima (2,3% della superficie della provincia) Per valutare il dato si può confrontarlo con il corrispondente macrobiettivo dal Pra 2007/2010 che prevede di aumentare la percentuale di superficie delle aree protette al 9,87 della superficie regionale.
  2. Il 20 ottobre 2010 è stato presentato il rapporto TEEB (l’economia degli ecosistemi e della biodiversità) che è uno studio fatto con il patrocinio delle Nazioni Unite con il supporto economico della commissione europea e di diversi governi (Germania, Regno Unito, Olanda, Norvegia, Belgio, Svezia e Giappone). Il TEEB ci documenta chiaramente come il capitale naturale costituisce la base delle nostre economie. L’invisibilità del valore della biodiversità nella considerazione economica ha, purtroppo, fino ad oggi, incoraggiato l’uso inefficiente e distruttivo dei sistemi naturali e delle biodiversità che non sono stati debitamente “tenuti in conto”. E’ giunto quindi il momento di mettere la natura “in conto”. La biodiversità in tutte le sue dimensioni, la qualità, la quantità e diversità degli eco sistemi, delle specie e dei patrimoni genetici, necessita di essere preservata e non solo per ragioni sociali, etiche o religiose ma anche per i benefici economici che essa provvede all’attuali e future generazioni., E’ fondamentale che le nostre società riconoscano, misurino e gestiscano in maniera responsabile il capitale naturale di questo straordinario pianeta.
  3. Nel primo decennio del 2000 il numero e le superfici delle aree protette nel mondo sono notevolmente aumentate. Il 2011 inizia con oltre 140.000 parchi che coprono circa 21 milioni di Km quadrati di terre e mare, una superficie pari a due volte quella del Canada. In 220 paesi del mondo esistono aree protette e nel 45% di questi la superficie supera il 10% del territorio. I 193 paesi riuniti a Nagoya nell’ottobre 2010 durante il summit O.N.U. sulla biodiversità hanno individuato proprio nelle aree protette la forma più efficace per salvaguardare le risorse naturali indispensabili per il futuro del pianeta. Quindi hanno deciso che entro il 2020 la superficie protetta dovrà raggiungere il 17% delle terre emerse. E’ chiaro che quanto sopra non si realizzerà “come per incanto”. Per affrontare il problema è necessario che, a diversi livello locali e a livello globale, ognuno faccia la sua parte con convinzione e con lealtà. Ogni tentativo di defilarsi e di attribuire ad altri la responsabilità principale o totale della crisi significa tirarsi indietro e far mancare un supporto necessario alla risoluzione della crisi globale. A livello locale la crisi si affronta in modi diversi, certo, ma anzitutto contribuendo alla conservazione della biodiversità e alla riduzione dei gas serra aumentando l’estensione dell’ aree protette. Il 3 maggio 2011 la commissione europea ribadisce ulteriormente che è necessario porre fine alla perdita di biodversità, di habitat, e ha ribadito che la strategia adottata è in linea con gli impegni assunti dall’UE l’anno scorso a Nagoya e cioè di arrivare al 17% di protezione del territorio entro il 2020 (alcune nazioni europee si sono poste come obiettivo di arrivare al 20% entro il 2020.
  4. Le aree protette sono fondamentali per attrarre sul territorio finanziamenti comunitari, statali e provinciali. Le Riserve Naturali hanno anche il compito di fare attività di coordinamento di progetti volti a consentire l’accesso (da parte degli agricoltori esistenti e/o di nuovi imprenditori agricoli) delle risorse messe in campo dalle misure del PSR e non solo. Sempre più le aree protette sono considerate risorse da utilizzare per rilanciare l’economia locale, il territorio, l’occupazione. Questo per la ricaduta d’immagine che hanno per il territorio, ma soprattutto per i flussi turistici che riescono ad attirare. Il turismo verde, direttamente o indirettamente collegato alle attrattive delle aree protette può trasformarsi in veicolo di rilancio e sviluppo, così come si è verificato, ad esempio, con il Parco della Maremma o quello della Maiella.
  5. Per ecoturismo si intendono tutte quelle forme di turismo basate su risorse naturali la cui motivazione principale è costituita dall’osservazione e dal godimento della natura e delle tradizioni culturali presenti nell’area. Secondo il rapporto ISTAT/ENIT presentato nel 2010 a Ecotour il turismo naturale produce in Italia un fatturato di 10 milioni di euro e 100 milioni di presenze l’anno di cui il 20% stranieri. Il fatturato di questo comprato ha registrato nel 2008 un incremento del 6,28%. Per il 2012 il Travel Weekly prevede per il settore dell’ecoturismo un valore di circa 473 miliardi di dollari nel mondo, con un peso pari al 25% dell’intera industria turistica mondiale. Ad attirare i turisti sono soprattutto le aree protette, la montagna, l’agriturismo e le esperienze rurali. Nel libro bianco su “Parchi e Cultura 2009” si evince che in Italia nelle aree protette e nel loro indotto ci sono 86.000 occupati di cui: 4.000 direttamente, 17.000 indotto e 65.000 turismo, agricoltura, artigianato, ecc… riconducibili alle aree protette.

Le nostre proposte concrete

Le organizzazioni che sottoscrivono questo appello propongono che si definisca un “programma d’azioni per la biodiversità” finalizzato alla realizzazione di una “rete ecologica della provincia di Pistoia”.

Esso dovrebbe svilupparsi attraverso:

  • la tutela delle aree di importanza strategica per la conservazione della biodiversità (ovvero i “nodi” della rete) anche attraverso l’istituzione di nuove aree protette (riserva naturale “Alta Valle del Pescia” e riserva naturale “tre Limentre”; ANPIL “Colle di Monsummano”) e l’ampliamento di alcune già esistenti (riserva naturale del Padule di Fucecchio);
  • la tutela efficace, con gli strumenti ordinari, dell’intero territorio della Provincia di Pistoia (la matrice della rete);
  • la tutela dei corridoi ecologici che collegano gli ambienti naturali del territorio pistoiese (e delle aree adiacenti ad esso).

In questa prospettiva occorre avviare un programma di riorientamento degli strumenti urbanistici esistenti (PTCP, PS e RU) per la redazione, attraverso la metodologia dell’urbanistica partecipativa, di una programmazione territoriale di area vasta, secondo le indicazioni presentate dall’assessore regionale Marson, citate in esordio, con l’obiettivo di rendere coerenti le diverse programmazioni e di ridurre drasticamente le previsioni di consumo di suolo. Il programma d’azione per la biodiversità dovrebbe esserne la struttura portante.

Riteniamo altresì necessario:

  • introdurre, come misura cautelativa in attesa del Piano urbanistico di Area Vasta per la provincia, cogenti prescrizioni di salvaguardia e di inedificabilità per le zone di valore paesaggistico, secondo le indicazioni del PIT regionale relativamente alle aree collinari;
  • realizzare, accogliendo le indicazioni già elaborate, un piano per la valorizzazione e la fruibilità sostenibile del Padule di Fucecchio, che non può non prescindere da una maggiore conservazione di quest’area;
  • elaborare un “programma di azioni per lo sviluppo turistico sostenibile” della Provincia di Pistoia che faccia perno sui valori ambientali, paesaggistici e sulla rete di protezione ambientale, quali elementi capaci di rappresentare il fondamento di un diverso modello di sviluppo della valle ed anche di attivare un processo di ripresa del sistema di relazioni storiche fra montagna, collina, pianura ed area palustre, oggi quasi completamente destrutturato;
  • aprire un confronto ampio e di livello partecipativo sulla questione del modello di sviluppo che metta al centro dell’attenzione le questioni emergenti del nostro tempo: la valorizzazione delle dimensioni locali dell’economia, il superamento della criticità della deindustrializzazione, l’energia pulita, la mobilità, lo sviluppo rurale sostenibile, la qualità della vita delle popolazioni.

Il presente appello è condiviso dalle seguenti associazioni:

Arci – Pistoia;

Associazione Culturale “Vivinaia Mos.Caroli”;

Associazione “I Montagnardi”;

Italia Nostra Onlus – Sezione Valdinievole;

Legambiente – Circolo Valdinievole;

Legambiente – Circolo Agliana/Quarrata;

Osservatorio Politiche Urbanistiche in Valdinievole;

Rete Beni Comuni in Valdinievole;

Slow Food Condotta Valdinievole

WWF – Comitato di Pistoia.